LE CASE ASSOCIATE

  • Indirizzo: Villa di Papiano Lamporecchio (Pistoia)
    +39 3299783777
    3205304070

  • Orario: visitabile su prenotazione

  • Sito internet:
  • Contatti: villadipapiano

Villa di Papiano - Lamporecchio (Pistoia)

Una realtà bloccata nel tempo

La villa di Papiano è rimasta immutata o come meglio "congelata nel tempo": i mobili, i tappeti, i quadri e gli effetti personali di Laura Towne Merrick sono ancora nelle stanza come Laura li aveva collocati.

Nata nel Maine, il 18 settembre 1842, sesta di sette figli di uno dei più influenti imprenditori e benefattori di Philadelphia, Samuel Vaughan Merrick, magnate industriale della siderurgia, nel 1869 intraprese il suo Grand Tour in Europa, secondo la moda della borghesia di quegli anni.

È nei primi anni Ottanta che prese la decisione di lasciare definitivamente il suo Paese di origine e di trasferirsi in Italia. Dopo aver abitato a Firenze decise di comprare, nelle colline del Montalbano in Toscana, un antico casale a Papiano nel comune di Lamporecchio, in provincia di Pistoia; era il 1889.

Gli armadi contengono ancora oggi i suoi vestiti, i ricami, la biancheria intima. Visitando la villa potremmo ammirare questo patrimonio "congelato" per carpirne le peculiarità e scoprire che cosa c'è sotto le lenzuola, dentro i casseti e gli armadi.

Un viaggio per conoscere nell'intimità Miss Merrick e il suo tempo la cui figura di filantropa e benefattrice, grazie all’impegno ed alla passione della famiglia Venturini, attuali proprietari della villa, è mantenuta viva.

 

 

  • Indirizzo: via IV Novembre, 54
    12025 Dronero CN
    (+39) 0171291014 (Museo Mallé - attivo negli orari di apertura)
    (+39) 0171908704 (Comune di Dronero)

  • Orario: Sabato, Domenica e festivi, 15.00 - 19.00 (ultimo ingresso ore 18.30)
    Possibilità di aperture straordinarie su prenotazione per gruppi e scuole

  • Sito internet: museomalle
  • Contatti: museomalle
    segreteria

Museo Mallé - Dronero (CN)

Pagina in preparazione

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

  • Indirizzo: Casa Museo Gino Covili
    Via Isonzo 1/3/5
    41026 Pavullo nel Frignano (MO)

    Telefono Informazioni Generali:
    +393931010101
    Telefono Assistenza Prenotazioni:
    +393931010102

  • Orario: SOLO SU APPUNTAMENTO

  • Sito internet: coviliarte
  • Contatti: contatti

Casa Museo Gino Covili - Pavullo nel Frignano (MO)

Gino Covili nasce a Pavullo nel Frignano, sull’Appennino modenese, il 21 marzo 1918, il paese che non lascerà mai, dove ha sempre vissuto e lavorato, e dove muore il 6 maggio 2005.
Covili è un autodidatta, non ha maestri, non ha scuola, inizia dipingendo dal vero, all’aperto di fronte al paesaggio. Dopo questa esperienza inizia per Covili il duro lavoro per la conquista del suo linguaggio perfezionando la sua tecnica mista che diventerà per il pittore quella più congeniale.
È considerato il grande “irregolare” della pittura italiana della seconda metà del ‘900.

La passione per il disegno si manifesta fin da bambino. Per Covili il territorio ha rappresentato scuola e vita. Terre, animali, donne e uomini gli parlano, e lui li studia nei loro molteplici aspetti, perché entro i confini del suo orizzonte, ognuno di loro ha lavorato, sofferto, combattuto, amato.
Dal 1950 al 2005 Gino Covili ha realizzato più di 3000 opere. Nasce, così, un grande affresco che coglie e fissa nella memoria di un mondo, quel mondo, che si sta trasformando e anche perdendo.
È dunque una missione quella del pittore: ricordare, conservare per sempre ed è una vocazione artistica che si è affermata prepotentemente, malgrado tutti gli ostacoli e tutte le difficoltà che hanno segnato la sua vita. Quella di Covili è stata un’impresa unica, di coraggio e determinazione, spesso solitario, solo con “Gli Eroi” delle sue opere.
Un artista visionario, a volte fiabesco, anche nelle opere più inquiete e drammatiche.
Il suo linguaggio pittorico è più d’ascendenza “epica” che di radice espressionista. Un pittore di cicli potenti e famosi: Zebio Còtal, Racconto Partigiano, Gli Esclusi, Donne Perdute, Francesco, L’Ultimo Eroe, Il Paese Ritrovato. La narrazione è ricca e autentica ed il luogo pittorico di Covili incamera così la sua terra, l’Appennino, che l’artista sigilla nella forza di un simbolo, una terra mitica e concreta, arcaica e atemporale, che per il pittore non si riferisce a un momento temporale definito, per diventare nella sua fantasia “la terra d’utopia”. Nella sua pittura si avverte l’urgenza di dare voce e immagine a un universo duro, ma proprio per questo anche fragile, quasi sempre marginale, subalterno, e perciò escluso dai percorsi che di solito definiscono la storia formale.
Covili ci ha lasciato nel 2005 e il racconto di una vita continua nelle sue opere, suggerendo sempre nuove letture e nuove narrazioni.
Oggi, a Pavullo nel Frignano - a circa 40 km a sud di Modena, a 50 km a ovest di Bologna, a 50 km a est di Reggio Emilia e a 100 km a nord di Lucca - nella casa che Covili ha voluto, tra bosco e città, a stretto contatto con la natura, è aperta la sua Casa Museo. Al visitatore è riservata un’immersione totale tra le opere e i capolavori più belli e significativi, proprio nel luogo dove l’artista ha vissuto, le ha immaginate, realizzate e custodite per tutti noi.

 

  • Indirizzo: Via Valleselle, 4
    Arquà Petrarca (Padova)
    tel. +39 0429 718294

  • Orario: Da marzo a ottobre
    9.00-12.30 / 15.00-19.00
    Da novembre a febbraio 9.00-12.30 / 14.30-17.30
    Ultimo ingresso 30 minuti prima dell’orario di chiusura

  • Sito internet: padovamusei.it
  • Contatti: casadepetrarca

Casa del Petrarca ad Arquà (Padova)

"Mi sono costruito sui colli Euganei una piccola casa, decorosa e nobile; qui conduco in pace gli ultimi anni della mia vita, ricordando e abbracciando con tenace memoria gli amici assenti o defunti" (Francesco Petrarca, Senili, XIII, 8, lettera a Matteo Longo, 6 gennaio 1371).

Nel 1369 Francesco Petrarca (Arezzo 1304 - Arquà 1374), stanco del continuo peregrinare, ormai anziano e malato, si fece riadattare una casa nel villaggio euganeo di Arquà e la elesse a rifugio degli ultimi giorni. Qui trascorse in pace gli ultimi anni di vita, circondato da nuovi e vecchi amici e dai familiari: la figlia Francesca, il genero Francescuolo da Brossano, la nipotina Eletta. Qui continuò ad attendere ai suoi studi. Qui infine morì nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374, secondo la tradizione, reclinando il capo sui suoi amati libri.

La storia della casa

La casa fu forse donata a Petrarca da Francesco I da Carrara, signore di Padova e amico sincero del poeta. Petrarca decise di restaurarla adeguandola alle sue esigenze e seguendo personalmente i lavori.
Fece unire i due corpi di fabbrica preesistenti che la costituivano e adibì ad abitazione per sé e la sua famiglia il piano sopraelevato dell'edificio sito a sinistra (rispetto a chi guarda) e riservò alla servitù e ai servizi l'edificio a destra, sito più in alto, dove si trovava anche l'ingresso principale. Sul davanti c'era il giardino, sul retro il brolo: alla cura delle piante Petrarca dedicava molta attenzione, anche se non sempre con successo.

All'interno della casa il poeta fece modificare la distribuzione degli ambienti: nella parte padronale la stanza centrale divenne salone di rappresentanza e di collegamento, illuminata da una grande finestra dalla parte del giardino e chiusa da un camino dalla parte del brolo, la stanza a sinistra fu divisa in due per ricavarne uno studiolo. Furono rifatte in stile gotico le finestre, furono aggiunti due balconi e tre camini. Dopo la morte di Petrarca si succedettero diversi proprietari, ma la casa non subì sostanziali cambiamenti, nel rispetto del ricordo del poeta. Cominciava già a prendere corpo il mito della casa come luogo di memorie petrarchesche e meta di pellegrinaggio letterario e sentimentale.

Alla metà del Cinquecento il nuovo proprietario Paolo Valdezocco operò alcune modifiche nella distribuzione interna dei locali, fece aggiungere la loggetta e la scala esterna, dalla quale a tutt'oggi si accede al primo piano, e fece dipingere alle pareti gli affreschi che ancora si possono ammirare, ispirati alle opere di Petrarca. Seguirono numerosi altri passaggi di proprietà, ma la casa mantenne sostanzialmente la sistemazione datale nel Cinquecento e si confermò la sua trasformazione in museo delle memorie di Petrarca.

L'ultimo proprietario privato, il cardinale Pietro Silvestri, nel 1875 lasciò la casa in eredità al Comune di Padova, che ne entrò ufficialmente in possesso il 6 febbraio 1876.

Sala Pianterreno

La gatta di Petrarca.
Entro una fastosa cornice barocca vigila ancora immota la fedele gatta di Petrarca. Secondo la tradizione si tratta delle spoglie imbalsamate della gatta domestica del poeta, che gli faceva compagnia nelle ore di studio e di solitudine, come è raffigurata nell'affresco della Sala dei Giganti in Padova. In realtà si tratta di un'invenzione di Girolamo Gabrielli, proprietario della casa nei primi anni del Seicento. Posta fino agli anni Settanta del Novecento nell'appartamento padronale, sulla sovrapporta dell'ingresso allo studiolo nella Stanza di Venere, altrimenti detta "camera della gatta", ha sempre costituito una delle curiosità più note e di richiamo della casa.

Stanza centrale o delle Metamorfosi

Il fregio pittorico della stanza centrale rappresenta sette scene ispirate alle allegorie della canzone petrarchesca Nel dolce tempo della prima etade, numero 23 del Canzoniere, nota anche come Canzone delle metamorfosi.
I riquadri prendono avvio dall'angolo estremo della parete sinistra, di fronte all'entrata (il poeta trasformato in pianta d'alloro), continuano sulla parete di destra e terminano con la figura dell'aquila opposta all'ingresso; ai lati dell'aquila, l'ara con il fuoco inestinguibile, che né vento né pioggia possono spegnere (nec vento nec imbre) e la stella a cinque punte, simbolo di salute o forse di nodo inestricabile.

Stanza di Venere

La stanza, chiamata così dalla pittura sul camino, era forse in origine la camera da letto di Petrarca. Il fregio decorativo sulla parte superiore delle pareti, al di sopra dei motivi in finto broccato a racemi di melograno, è in condizioni di conservazione tali da rendere poco leggibili le scene raffigurate. Si intravedono appena sulla parete a sinistra dell'ingresso una nave, sulla parete che dà adito allo studiolo una scena di uomini davanti ad una pozza d'acqua, a sinistra, e, a destra, un'altra fonte, sulla parete vicina, Petrarca seduto accanto ad una sorgente con un libro in mano e dinnanzi una donna con un fanciullo.
Molto probabilmente il riferimento è alla canzone petrarchesca Qual più diversa et nova, numero 135 del Canzoniere. La stanza era detta anche "camera della gatta": fino agli anni Settanta del Novecento sopra la porta di accesso allo studiolo si trovavano i resti imbalsamati della cosiddetta gatta di Petrarca, ora trasferiti nella stanza sottostante al pianterreno.

Studiolo deI Petrarca

In questo angusto locale della casa si vuole fosse ubicato lo studiolo del poeta, luogo di lavoro e di meditazione, dove egli conservava i suoi preziosi e amati libri, e dove nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374 morì.
Le pareti mostrano ancora tracce della decorazione originale trecentesca: fascioni colorati con sotto un fregio costituito da uno stemma ricorrente, intercalato da festoni di fiori dal quale pendono motivi di finti tendaggi rossi e verdi.
Nello studiolo si conservano la seggiola e il vetusto armadio-libreria che sarebbero stati usati da Petrarca, secondo una tradizione attestata sin dal Cinquecento.

Stanza delle Visioni

Il fregio pittorico, ben conservato, presenta scene ispirate alla canzone petrarchesca Standomi un giorno solo a la fenestra, numero 323 del Canzoniere, detta Canzone delle visioni.
I riquadri prendono avvio alla sinistra del bel ritratto di Petrarca dipinto sulla sovrapporta dell'ingresso alla stanzetta di sinistra, simile alla testa bronzea della sala centrale.

Stanza di Cleopatra o dell'Africa o di Lucrezia

Nota come stanza di Cleopatra dal soggetto della pittura rappresentata sul camino, la stanza è detta anche dell'Africa o di Lucrezia.
Il primo nome le deriva dal ciclo di pitture, purtroppo molto rovinate, raffigurate nel fregio superiore delle pareti, ispirate all'Africa, poema latino di Petrarca che canta le gesta di Scipione l'Africano.
Il secondo nome deriva dal pregevole rilievo in stucco dipinto del XVI secolo che rappresenta l'eroina romana Lucrezia morente, posto nella nicchia sulla sovrapporta dell'ingresso alla stanzetta di destra. Sul camino, sopra la figura di Cleopatra morsa dagli aspidi, è rappresentata la poetessa Saffo mentre scrive nel suo studio e mentre si getta dalla rupe di Leucade. Ai lati del camino altre due pitture.

 

 

  • Indirizzo: via D. Mondo angolo, Via Francesco Rao
    81020 Capodrise (Caserta)

  • Orario: Prenotazione obbligatoria tramite WhatsApp al 3334040198

  • Sito internet: palazzomondo
  • Contatti: associazionegiada

Capodrise - Caserta

Non lontano dalla maestosa Reggia vanvitelliana, si conserva la casa in cui abitò e lavorò Domenico Mondo, uno dei protagonisti della pittura tardo-barocca napoletana. Allievo di Francesco Solimena, Mondo visse a Capodrise fino al 1789, anno in cui fu nominato, insieme al pittore neoclassico Wilhem Tischbein, direttore dell’Accademia Reale del Disegno a Napoli.

Il Palazzo è un esempio di architettura locale in cui la decorazione pittorica delle stanze rivela le transizioni stilistiche tra il Barocco e il Neoclassicismo di ispirazione archeologica. Si tratta di una dimora storica di proprietà privata, dichiarata dal Ministero dei Beni Culturali e Ambientali “di interesse particolarmente importante” ai sensi della Legge 1° giugno 1939 n. 1089 e successive.

Al suo interno ospita la Casa-Museo dedicata al pittore e poeta Domenico Mondo (Capodrise, 1723 – Napoli, 1806) , fortemente voluta dal nuovo proprietario, l’architetto Nicola Tartaglione che si è dedicato al restauro e alla manutenzione conservativa. Nell’appartamento del primo piano, la camera da pranzo, la sala di preghiera con una statua della Madonna Pellegrina e una anticamera con affreschi raffiguranti una illusionistica architettura colonnata costituiscono un insieme di ambienti ricchi di suggestione e atmosfera.

Il salotto d’angolo, in stile tardo barocco, interamente conservato, con pavimenti in cotto e bordure maiolicate presenta pareti e soffitto dipinti a fresco. La scena raffigurata sul soffitto è un “trompe l’oeil” col quale gli autori, i fratelli Giuseppe e Gaetano Magri, realizzano fantasiose architetture, mentre Domenico Mondo dipinge figure femminili simboleggianti le Virtù Cardinali (Fede, Speranza e Carità) e quelle Teologali (Fortezza, Prudenza, Giustizia e Temperanza).

Al salotto segue lo studio, che presenta pareti dipinte in giallo in una tonalità derivante dalle case di Ercolano e bordure con decori “all’etrusca”. Ospita una collezione di vasi archeologici trovati tra Capua e Caserta e una raccolta di naturalia, curiosità e libri antichi. Chiude l’appartamento storico una camera decorata in colore rosso pompeiano e bordi neoclassici. L’arredo è costituto da un letto a baldacchino, una coppia di culle in legno e una vasca da bagno.

Al piano terra, racchiuso tra le mura di tufo del Palazzo, vi è un piccolo cortile concepito come un “giardino segreto” dove vecchi arredi in ferro, bassorilievi antichi e grandi olle di epoca romana si collocano, in una progettata casualità, tra le piante di agrumi, di lauro e di dature dai fiori bianchi profumatissimi insieme a rampicanti di clematis e uva che ricoprono un vecchio pergolato.

Il giardino è sempre in ombra per le foglie giganti di aralia papirifera che disegnano un’incredibile ragnatela che incornicia il pozzo, il vecchio forno a legna o le arcate del patio.

 

  • Indirizzo: Discesa Tonnara, 4/b, 90142 Palermo PA
    +39 3913242207

  • Orario: Sabato dalle ore 15.00 alle 19.00
    Domenica dalle ore 10.00 alle 14.00

  • Sito internet: casaflorio
  • Contatti: casaflorio

Villa I Quattro Pizzi

Conosciuta anche come Casa Florio, incanta gli occhi e l'anima con la sua eleganza senza tempo e il suo splendore architettonico. Questa residenza storica rappresenta un gioiello dell'arte e dello stile liberty, testimone della raffinatezza e del gusto dei suoi illustri proprietari, la famiglia Florio.

Il complesso della tonnara dell’Arenella fu acquistato nel 1830 da Vincenzo Florio, che commissionò all’amico architetto Carlo Giachery la trasformazione dell’antica struttura in residenza. Nacquero così i “Quattro Pizzi”, una palazzina quadrangolare neogotica caratterizzata dalle quattro guglie che la sovrastano. L’impianto ripropone gli stilemi delle architetture gotiche inglesi. Molto suggestivi gli interni con una fastosa decorazione cromatica e con uno straordinario mobilio fatto di particolari ricami in legno. Lo zar di Russia Nicola I assieme alla zarina Alessandra e la figlia in visita a Casa Florio nel 1845, rimasero talmente affascinati da tanto splendore da volere riprodurre una sala identica a quella della torre nella loro residenza imperiale di San Pietroburgo che chiamarono “Rinella”.

Spazio museale

Nella sala principale dove si aprono una serie di finestre archiacute sul mare e dove tutte le decorazioni ci riportano ai decori e mosaici che risaltano sullo splendore aureo, si tengono visite guidate su prenotazione secondo un calendario prestabilito dall’associazione che cura le attività culturali. Sono altresì ricercate le serie di conferenze e concerti che ricordano i fasto dei Florio. Al piano terra è presente il bookshop. All’esterno ampio giardino che collega all’altra Villa padronale e sul lato mare Mulino Florio e Tonnara. L’area dedicata a museo è il villino dei quattro canti rinomato per aver ospitato gli Zar di Russia, Kaiser, personaggi politici e dell’economia mondiale. Poeti e scrittori italiani lasciarono il loro ricordo (esempio D’Annunzio incontrando Franca Florio disse che il suo volto era così celestiale, armonico che il più ricco e elegante paio di orecchini avrebbe guastato la sua perfezione di bellezza. Da quel giorno Franca non indosserà più orecchini).

L’edificio è di proprietà degli eredi della Famiglia Florio e stanno investendo molto sulla diffusione della conoscenza di quell’universo multiforme del cosiddetto impero Florio. Sono presenti all’interno del Villino collezioni di ceramiche e porcellane, menu con marchio della flotta (transatlantici) Florio e persino abiti di grande importanza, ecc…

 

  • Indirizzo: via Gino Augusti, 1
    Brugnetto di Trecastelli (Ancona)
    0717961181
    348 6192814

  • Orario: Il palazzo è visitabile tutti i weekend dell’anno per gruppi di almeno 15 persone, su prenotazione.

  • Sito internet: locandadellacavalleria
  • Contatti: augustimartines
    mamartines

Palazzo Antonelli Castracane Augusti Martines dalle 100 finestre

Brugnetto di Trecastelli (AN)

A 7 km da Senigallia, prima colonia imperiale romana sull’Adriatico, su una millenaria collina nella località di Brugnetto di Trecastelli (AN), sorge il maestoso Palazzo Antonelli Castracane Augusti Martines dalle 100 finestre, splendida residenza principesca cardinalizia, edificata su un Castrum romano del 150 a.C. Divenuta monastero nel secolo XIII, nel secolo XVI fu trasformata in castello per volere dell’antica famiglia dei Conti Antonelli di Gubbio e Pergola.

Nel 1759, il conte Nicola Antonelli, divenuto cardinale sotto Clemente XIII, raddoppia il castello chiamando da Roma un drappello di famose maestranze artistiche: il Vanvitelli ed il suo allievo Andrea Vici per il progetto architettonico, Felice Giani e Francesco Smuglewicz per le decorazioni dei soffitti e parietali, Francesco Mancini, Domenico Corvi, Pompeo Batoni, Carlo Maratta per gli abbellimenti pittorici.

La contessa Laurentina Castracane degli Antelminelli, una delle discendenti del grande condottiero Castruccio Castracane, riceve il palazzo in dote dallo zio, il Cardinale Giacomo Antonelli segretario di Stato di Pio IX, per il matrimonio con il Conte Augusto Augusti appartenente a una delle più una delle casate più antiche d’Italia.

Nel ‘900 il palazzo è stato la residenza estiva dei conti Augusti tra cui spiccano tre personalità. Il Conte Umberto, Grand’Ufficiale di Cavalleria e pluridecorato Generale di Divisione, la pittrice Nori de Nobili oggi riconosciuta tra le  più importanti artiste italiane del XX secolo ed infine il conte Gino, nonno degli attuali proprietari, personalità poliedrica del Novecento italiano, grande stratega militare e politico, pluridecorato sul campo con medaglie d’oro, d’argento e di bronzo al Valor Militare nella campagna di Libia, nelle due Guerre Mondiali, Podestà di Corinaldo e primo Sindaco della liberazione di Trecastelli. Il conte Gino ha ospitato nella sua dimora personalità e amici come Winston Churchill, Gabriele D’Annunzio, Francesco Baracca e Ernest Hemingway.

Il complesso monumentale, circondato da un parco e un bosco secolare di due ettari, comprende la Chiesa Gentilizia, dedicata a San Francesco d’Assisi e Santa Timotea tutt’ora consacrata con indulgenza plenaria e cripta familiare. La particolarità del maniero, che nei secoli ha ospitato papi, filosofi e regnanti, sta nella sua forma esteriore solenne e austera in mattoni e pietra d’Istria e nelle straordinarie decorazioni a tempera dei soffitti che gli hanno valso l’appellativo di “Domus Aurea” delle Marche.

Nel palazzo hanno sede due importanti Associazioni Nazionali. L’Arma di Cavalleria 7 Lancieri di Milano, presieduta dal Conte Giovanni Martines Augusti, e la Casa Museo “Gino Augusti 900” che raccoglie memorabilia di grandi personalità nazionali ed internazionali. Visibili anche le cantine e le grotte di epoca romana. Il palazzo è visitabile tutti i weekend dell’anno per gruppi di almeno 15 persone, su prenotazione.                                                                               

 

  • Indirizzo: via Arata, 3
    26012 Castelleone (CR)
    Tel. 348.3001966
  • Orario: Ogni seconda domenica del mese: 10:00 – 12:00 | 15:00 – 18:00
    La casa-museo sarà chiusa nei mesi di gennaio e febbraio.
  • Sito internet: Fondazione
  • Contatti: fondazione
    Tel. 348.3001966
Icona Pittori e ScultoriPittore / Architetto 1890-1956

Casa Museo Francesco Arata

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  • Indirizzo: Via Giuseppe Luigi Passalacqua, 10
    10122 Torino
  • Sito internet:
  • Contatti:

Casa Museo Carlo Maria Martini

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  • Indirizzo: Via Chiara Novella, 17
    26100 Cremona
    Telefono 0372.38779
    WhatsApp 3471639350
  • Orario: Visite su prenotazione:
    dal lunedì alla domenica
    dalle ore 16.00 alle ore 19.00
  • Sito internet: Fondazione
  • Contatti: Fondazione

Casa Studio

Volti, corpi, bozzetti e statue levigate nel marmo, il tavolo da lavoro: tutto è rimasto così come Mario Coppetti l'ha lasciato, un patrimonio di arte e di storia che, per volere dello scultore e patriota, non andrà disperso.

È questo l'obiettivo della Fondazione, intitolata allo scultore, professore. politico e amministratore cremonese, scomparso all'età di 104 anni il 26 aprile 2018. Mantenere vive le sue opere ma nello stesso tempo mantenere vivo il ricordo di una lunga esistenza dedicata alla comunità di cui era parte e che ha servito con dedizione e amore, una fede incrollabile nei valori della libertà, della democrazia, della giustizia e del progresso sociale, una interpretazione dell’insegnamento come missione educativa.

Un impegno artistico dedicato al bello, ma soprattutto alla trasmissione di memorie e di valori La casa-studio, contenitore della storia umana e artistica dello scultore Mario Coppetti, si affaccia sulla città, dove i numerosi monumenti collocati nello spazio urbano, testimoniano il profondo legame che l'artista strinse con Cremona.

La casa che tanto amava, non un museo, ma una casa in cui le sue sculture possano continuare ad essere viste in un ambiente dove si respira la sua passione, per l’arte, per la città, e per gli ideali di Giustizia e Libertà che aveva sempre portato nel cuore.

Coppetti ha attraversato la difficile storia del novecento con profondo rispetto per l'esistenza umana, valore che lo ha accompagnato anche nella storia del secolo successivo, interpretandolo con lucida modernità riconoscendo il potenziale delle nuove generazioni.

 

 

 
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