"Con Liszt a Firenze"
Gregorio Nardi in concerto a Budapest
Sabato 7 novembre alle ore 11.00, Gregorio Nardi terrà un concerto alla Casa-Museo di Franz Liszt a Budapest (Liszt Memorial Museum, Vörösmarty u. 35) , dove presenterà un programma di rarità e capolavori musicali, tra questi, un Fantasiestück di Schumann ancora inedito, e il primo capolavoro romantico italiano, le Romanze di Casamorata, musicista che ebbe modo di conoscere Liszt a Firenze. Un invito prestigioso nell’ambito di manifestazioni legate alla presentazione del suo volume “Con Liszt a Firenze”.
Il programma è suddiviso in tre sezioni. Dapprima si ascolteranno due Sonate in un solo movimento: due brevi composizioni, ambedue “melancoliche”, che sviluppano liberamente la classica struttura della Sonata, ambedue spegnendosi in una esangue visione crepuscolare.
La Sonate mélancolique di Ignaz Moscheles è datata tradizionalmente al 1814: sarebbe, cioè, la prima composta dal musicista appena ventenne. In verità è probabile che solo il tema venisse ideato allora, mentre si dovrebbe porre l’intero movimento di sonata in una data assai più vicina all’anno di pubblicazione (1820/1821), alla fine del suo periodo viennese, segnato dalle prime lunghe tournées pianistiche e dall’amicizia con Beethoven. Fin dalla sua apparizione, la mélancolique fu uno dei brani preferiti dai musicisti: da Mendelssohn che, allievo e amico di Moscheles, da bambino nel 1824 stupì la famiglia del maestro eseguendo serenamente a prima vista il brano; fino a Reinecke, che ebbe il triste incarico di suonarla a un concerto commemorativo a Leipzig nel 1870, poco dopo la morte di Moscheles.
Anche la Sonata di Alban Berg è una delle sue prime composizioni, e la prima a essere pubblicata. E anch’essa reca un dubbio cronologico. La sua datazione è tradizionalmente fissata tra il 1907 e il 1908. Ma la pubblicazione, avvenuta solo nel 1911, fa pensare a un periodo di elaborazione più lungo. Forse Berg aveva dapprima seguito l’insegnamento di Schönberg, concependo un brano più scolastico, simile forse al contemporaneo Sonatensatz di Webern; e solo in seguito lo trasformò in quello struggente capolavoro che oggi possiamo ascoltare. Il fascino del brano è dato da un linguaggio eclettico che amalgama memorie wagneriane come anche brahmsiane, e profezie del Wozzek.
La seconda sezione del programma è composta da due trittici.
Il primo, che viene eseguito quest’oggi per la prima volta in Ungheria, è quello delle Tre Romanze di Luigi Ferdinando Casamorata, un musicista oggi piuttosto ricordato per la sua eccelsa attività musicologica, per aver fondato il Conservatorio di Firenze, e per essersi impegnato nella riforma della musica religiosa cattolica con risultati musicali e teorici che non mancarono di influenzare sia Liszt, sia Giuseppe Verdi. Nel 1830, questo breve ciclo fu la prima composizione pienamente romantica dedicata al pianoforte da un autore italiano. Passarono però del tutto inosservate, tant’è vero che se ne conservano solo rarissime copie (tre o quattro, in tutto); e solo nel 2007, in occasione del bicentenario della nascita di Casamorata, Gregorio Nardi le ha riproposte in pubblico.
Le tre romanze offrono altrettanti omaggi a stilemi operistici. La prima è chiaramente modellata sulla cantabilità rossiniana. Il suo pregio risiede in una profusione di ornamenti vocali riprodotti al pianoforte che fanno pensare ai primi capolavori di Chopin, e in particolare alle ornamentazioni del Notturno op. 15 n. 2, che fu però composto due anni dopo la pubblicazione di Casamorata. Modello per i due giovani compositori fu l’arte di Angelica Catalani, la più grande soprano d’inizio secolo, che proprio nella primavera del 1830 si era stabilita a Firenze, la città di Casamorata. La seconda romanza ha carattere piuttosto donizettiano – e difatti tra Casamorata e Donizetti si stabiliva in quei giorni una bella amicizia. La terza romanza sempre invece riferirsi a modelli più complessi, probabilmente tedeschi, forse a Weber; rimandando così alla prima formazione di Casamorata, che da bambino studiò a Würzburg con uno dei massimi teorici del tempo, Franz Joseph Fröhlich.
Composti a Düsseldorf tra il 1850 e il 1851, i tre Fantasiestücke Op.111 di Robert Schumann ripercorrono per l’ultima volta il mondo romantico, appassionato, poetico tipico di quasi tutta la sua produzione matura, riproponendo modi esecutivi, cantabilità, caratteri di danza e di narrazione che il compositore aveva sviluppato più volte, e che qui si mostrano con dettagli di finezza inedita. Nello stesso periodo Schumann stava sviluppando il meraviglioso linguaggio degli ultimi capolavori, segreto, evanescente, visionario. Dopo il ciclo, Nardi eseguirà la prima versione inedita del secondo Fantasiestück, un breve brano la cui semplice cantabilità viene sviluppata in un laborioso intreccio contrappuntistico.
La terza ed ultima sezione è dedicata a tre capolavori di Franz Liszt, cari a Gregorio Nardi perché legati alla sua formazione, alla sua scuola. I suoi nonni – Rio e Gregoria Nardi, un celebre duo pianistico – erano infatti allievi di Giuseppe Buonamici, il massimo allievo italiano di Liszt e di Bülow, famoso alla fine dell’Ottocento per il suono meraviglioso: era infatti capace di una delicatezza e di una pienezza sonora che molti consideravano paragonabili a quelle di Anton Rubinstein. La Rigoletto-Paraphrase era uno dei suoi cavalli di battaglia, che non mancò di insegnare sia a Rio che a Gregoria Nardi. Il Sonetto dantesco di Bülow nacque proprio a Firenze. Lo scandalo per il divorzio da Cosima Liszt aveva reso insopportabile la vita di Bülow in Germania. Buonamici, che in quei giorni era suo allievo a München, spinse il maestro a stabilirsi a Firenze per alcuni anni. Bülow vi incontrò la giovanissima Giulia Masetti. Per qualche anno, il loro fu un grande amore; e per lei nel 1871 fu composto questo delicato Lied, che Liszt trascrisse pochi anni dopo. La trascrizione di Frühlingsnacht, da Schumann, fu l’ultimo brano che Buonamici studiò con Liszt, a Firenze nel gennaio 1886. La partitura che usarono, il pianoforte, il panchetto sono ancora conservati da Gregorio Nardi, come anche tutta la biblioteca musicale che Buonamici lasciò in eredità a Rio Nardi nel 1913.