La Fondazione Cosso, che per l’occasione inaugura il nuovo format espositivo atempo, presenta in questa mostra venti opere, tra cui sette mai esposte prima d’ora, provenienti da importanti collezioni private e grazie alla collaborazione con la Galleria P420 di Bologna.
Tre i nuclei tematici in dialogo tra loro che tracciano la sequenza dei differenti cicli di lavoro di Irma Blank dalla fine degli anni ’60 al 2023: le opere, realizzate con tecniche differenti - olio su carta trasparente, biro su poliestere su telaio in legno, olio su tela, serigrafia su tela (esemplare unico), pennarello su carta trasparente, china su carta pergamenata, pastello su carta - tre libri d’artista, tra cui UR-BUCH Romanzo Blu, un corpo di fogli di carta velina blu «che rimanda – spiega Irma Blank - a tutto l’inchiostro versato nei secoli e apre all’immensità degli spazi, all’infinito» e la documentazione fotografica e video. Quattro le sale storiche del Castello di Miradolo che entrano in relazione con le opere esposte, interagendo visivamente tra stratigrafie, decori, affreschi pastello sui soffitti e i segni di un passato che si fa presente. Ogni sala della mostra si lega idealmente a un verbo all’infinito: guardare, fare, ascoltare, andare, la cui definizione, tratta dal Vocabolario Treccani, suggerisce alcune possibili declinazioni e relazioni tra le opere di Irma Blank, la Fondazione Cosso e le sue anime, il Castello di Miradolo e la sua storia. La mostra è curata da Roberto Galimberti, con il coordinamento di Paola Eynard e la consulenza iconografica di Enrica Melossi. L’esposizione è accompagnata da un’inedita installazione sonora a cura del progetto artistico Avant-dernière pensée, dedicata al Concerto in re maggiore per pianoforte e orchestra "per la mano sinistra" di Maurice Ravel che si sviluppa lungo il percorso espositivo. Il Concerto fu commissionato al compositore dal pianista austriaco Paul Wittgenstein, fratello del filosofo Ludwig, che perse il braccio destro nella Prima Guerra Mondiale e che lo eseguì, per la prima volta, a Vienna nel 1931. Parallelamente alla mostra, poi, si articola il progetto Da un metro in giù: un percorso didattico per i visitatori di tutte le età per imparare, con gli strumenti del gioco, a osservare le opere d’arte e la realtà che ci circonda.