IL MUSEO DOVE VIVE LA MEMORIA DI VERGA
Il museo dell'immaginario verghiano è uno scrigno, quasi un “bignamì”di suggestioni dove si dispiega l’immaginario letterario e “visivo” dello Scrittore, ritenuto ormai, uno dei padri nobili del realismo europeo.
Oggetti, passioni e suggestioni del grande scrittore verista Giovanni Verga, trovano casa e raccontano l'essenza, la vita personale e familiare che si intreccia, quasi inestricabilmente, con i personaggi delle sue opere e del mondo reale in cui era cresciuto, si era formato e da cui aveva attinto per costruire la sua educazione sentimentale e letteraria.
Palazzo Trao - Ventimiglia è uno splendido palazzo settecentesco, anche se un po' sacrificato dall'angustia della stradina, è il luogo in cui prende le mosse la narrazione del "romanzo" verghiano per eccellenza, il Mastro don Gesualdo.
Nella realtà fu dei Ventimiglia di Monforte, una famiglia illustre e importante nelle dinamiche socio-politiche della città. Una dei suoi ultimi discendenti, il B.ne Giovanni Ventimiglia, sposo di Anna Paternò Castello di Principi di Biscari, dice di ricordarla ancora abitata nella prima metà del '900, dai vecchi zii, anche loro anziani e malati.
Nel piano nobile, i cimeli verghiani raccontano i suoi successi, l' Opera per eccellenza, la sua Cavalleria musicata dal livornese Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni Tozzetti e Guido Menasci, manifesti, bozzetti e persino costumi originali d’epoca provenienti dal Teatro dell'Opera di Roma al secolo Teatro Costanzi.
Suscitano curiosità gli oggetti della quotidianità: la sua toeletta, il piccolo cofanetto con il pettine per i suoi orgogliosi baffi, il raffinato gilet in piquet, le riviste di moda originali francesi che acquistava a Parigi per le sorelle, i giochi d'infanzia dei nipoti. Passando da un ambiente ad un altro appaiono i personaggi reali che il Verga ritrae nei suoi primi scatti fotografici, via, via, sempre più sicuri. Fra gli amici e i familiari, ombre leggere di eleganti dame di cui sembra di udire il fruscio del taffetà. Quindi il vero volto dei suoi personaggi, la sua "umanità verghiana" contadini, fattori, le donne e le bambine di Tebidi, i suoi strumenti "magici" per ritrarre dal vero le sue macchine fotografiche e, finalmente Lui, Giovanni Carmelo Verga, ritratto dal pittore Ulisse Sartini, come attraverso uno squarcio nel tempo. Il suo sguardo vivo e distaccato, al tempo stesso, sulle miserie del mondo e le false promesse del progresso. Infine una sezione dedicata al cinema e al teatro con citazioni e immagini di produzioni dei tempi in cui il felice connubio fra il cinema e la letteratura. hanno fatto anche la storia della Televisione Italiana.
Naturalmente non finisce qui, ma per scoprirlo dovete venirci a trovare!
Margherita Riggio