La giornalista e storica dell'arte Cecilia Pavone ha intervistato l'artista su Lobodilattice: riportiamo l'articolo integrale
Dalla moda al design, dall’architettura alla scultura, dalla pittura all’installazione e alla poesia. Sono questi i linguaggi espressivi adottati da Roberto Casati (Borgo San Lorenzo, 1952) nel suo sfaccettato universo creativo. Lo stile dell’artista toscano, infatti, risulta contrassegnato da un approccio multidisciplinare e le sue opere, che spesso toccano temi di carattere sociale, sono concepite in funzione polisensoriale. Autore di opere innovative e green come “Kasauovo”, una casa prefabbricata a forma di uovo o come la scultura/installazione “Atargatis”, una poltrona dal design particolare, Roberto Casati ci parla della sua storia, dei suoi progetti futuri e di molto altro ancora nell’intervista per la rubrica “Focus on Artist” su Lobodilattice.
Com’è iniziato il tuo percorso artistico?
Il mio primo lavoro serio è stato alla Guccio Gucci degli anni '70. Divenni il responsabile della programmazione industriale, quindi un lavoro “razionale” e non “creativo”. Ma la Gucci di quegli anni era un calderone di euforia globale ed è qui che trovai un fertile terreno per i miei “voli creativi”, collaborando con Paolo Gucci e con altri esponenti della famiglia. E' stato qui che iniziai a realizzare i primi maglioni-moda, i primi disegni/tessuti per cravatte e foulard, i primi oggetti per l'arredo di lusso. L'enfatica creatività del mondo della Moda mi avvolse completamente e l'impronta creativa della Gucci di allora è stata una delle mie “guide” invisibili per il resto della vita. Successivamente ho sviluppato nuove esperienze nei settori della profumeria, della cosmetica, dell'intimo e della moda, attraverso numerose collaborazioni con aziende del calibro di Helena Rubinstein, Elizabeth Arden, Intimo3, Renato Balestra parfum, per le quali ho realizzato borse, foulard, accessori per la profumeria-cosmetica, per l'intimo e l'intimo-mare. Per la Love in Florence ho realizzato capi unici di Alta Moda e con la Lloving ho sviluppato varie collezioni Primavera-Estate ed Autunno-Inverno, presentate con sfilate di moda a Firenze, al Centro Pecci di Prato, al Kobe di Osaka (Giappone) ed a Francoforte (Germania). Una “crisi mistica” di fine anni '90 (l'arte non rende abbastanza per sopravvivere), mi ricondusse sulla strada della “razionalità”. Nel 2000 inventai il T-Serve, un sistema innovativo per offrire servizi ai cittadini e per oltre 10 anni mi sono impegnato attivamente nel suo sviluppo, per conto del Comune di Prato.
Ma intanto la mia parte creativa ribolliva.. Nel 2005 mi incaricarono di realizzare un progetto per l'immagine del Comune di Portovenere. Uno studio che doveva evidenziare i grandi valori storico-artistico-culturali presenti sul territorio, al fine di progettare un modulo di “presentazione ed attrazione” volto a determinate fasce turistiche. Poi, nel 2011 la parte creativa riprese prepotentemente il sopravvento. E mi ri-immersi in un percorso le cui parole chiave erano Arte, Artigianato, Armonia, Poesia, Leggenda, Innovazione, Ecologia e, Collaborazione. Nel 2012 il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci ospitò la presentazione di Atargatis e mi dedicò una serata nella quale sintetizzai il mio percorso creativo: da Gucci a Gori, dal Pecci al Pecci (Collezione Giuliano Gori con la Kasauovo; Pecci sfilata 1992; Pecci con Atargatis 2012)
La tua poiesis attraversa linguaggi espressivi molto diversi tra loro: dal design alla poesia, dall’installazione alla videoarte. Ma ti occupi anche di progetti innovativi e di tematiche sociali. Come nasce il tuo approccio multidisciplinare alla creazione artistica?
Forse potremo sintetizzare tutto in una parola: creatività. L'arte, l'artigianato, la poesia, la musica, la moda, in qualche modo sono dei componenti della creatività. E, a mio avviso, il progetto artistico deve essere teso a coinvolgere i vari sensi dello spettatore: la vista, il tatto, l'udito, l'olfatto…E tutto l'insieme deve essere teso a stupire, affascinare, meravigliare. A far sentire l'opera come parte integrante del proprio pensiero. Negli ultimi anni, su questo concetto-guida, ho sviluppato tutti i miei progetti.
Il progetto “Dopo i temporali”, ad esempio, nasce con una poesia d'Amore, che la Biblioteca Filippo Buonarroti di Firenze mi fece l'onore di presentare, declamata in diverse lingue, durante il San Valentino 2022. Alla poesia ho abbinato una pittura-grafica in grado di stimolare nell'ascoltatore una visione di quel momento poetico. Poi una scultura plastica, “morbida” sinuosa ed avvolgente, tale da stimolare di essere toccata, così da “assorbire” anche le percezioni del tatto. E ancora un libro d'Arte, in grado di raccogliere tutti gli stimoli sopra citati, in un contenitore “plastico” di sole 20 copie numerate e dedicate a musei e importanti collezioni. Questo progetto ha l'ambizione andare ancora oltre. Il libro d'Arte infatti “è infinito”: non finirà mai. Alle prime 11 pagine-cartelle iniziali, infatti, se ne sono già aggiunte altre due e, per il prossimo San Valentino 2023, scriveremo ancora un'altra pagina. E così via. Del resto l'Amore è infinito…
Qual è, a tuo avviso, il confine tra arte e artigianato?
Il mondo delle Arti e dei Mestieri (le corporazioni rinascimentali fiorentine) costituisce la mia personale interpretazione della creatività: “Lavorare con le mani e con la mente”. L'opera deve prendere forma giorno dopo giorno, quasi fosse una gioiosa sofferenza, fatta di rielaborazioni, di correzioni, di nuove strofe poetiche, di nuove tonalità plastiche. Arte, artigianato e poesia, vivono, per me, in una simbiosi imprescindibile.
Tra le diverse opere che hai realizzato c’è Kasauovo, la casa prefabbricata a forma di uovo costituita da materiali riciclati che hai presentato nel 2012 a Firenze. C’è un tuo lavoro al quale sei maggiormente affezionato rispetto agli altri?
“Kasauovo” è stata la mia prima doppia scommessa: unire l'arte all'innovazione e all'ecologia. E’ stata la prima casa modulare a forma di uovo realizzata al mondo: una tipologia di architettura innovativa dei nostri tempi. Ma il progetto che mi ha appassionato e tuttora mi appassiona maggiormente è “Atargatis”: la poltrona-uovo che raccoglie in sè i temi dell’amore, della sensualità, della nascita della vita e della leggenda. Atargatis è infatti la Dea-Sirena della fertilità.
… Quando il buio avvolgeva l’universo, quando il tutto era un insieme di nulla, un’uovo lucente attraversò i cieli oscuri e si gettò nei tempestosi mari
E dopo nacquero i pesci .. e dopo nacquero gli uomini.
Atargatis, la Dea Sirena era scesa a fecondare l’Universo. A darci la vita ...
(Atargatis è vivere la nascita delle passioni)
L’opera “Atargatis” è stata premiata, inoltre, con il riconoscimento del Brevetto WIPO (Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale ).
Ritieni che l’arte, veicolando messaggi d’impegno sociale, possa cambiare la coscienza collettiva?
La poesia e l'arte parlano direttamente alla nostra anima. Anche i messaggi più “crudi”, se confezionati in contenitori d'arte, vengono capiti e assimilati meglio dai nostri conscio/inconscio. Un esempio in questo senso è il progetto “L'ultimo istante”, finalizzato a sensibilizzare i giovani sul pericolo delle morti sulla strada, che ha avuto un grande impatto emotivo. Dopo la proiezione del filmato, infatti, l'aula magna del Liceo Petrocchi era avvolta dal silenzio e su molti giovani volti, apparivano lacrime. Quel giorno l'uscita da scuola fu mesta, con pochi saluti e molti occhi smarriti. Dopo questa prima esperienza, oltre 40 Comuni e scuole di tutta Italia hanno chiesto di replicare il progetto, composto da un libro (edizioni Scribo, Firenze), un video, oltre 20 foto di Carlo Cantini, oltre 20 contributi di Associazioni ed Enti, due grandi polittici su ferro e la preziosa partecipazione di 5 studenti, in veste di attori e voci narranti. L'arte sprigiona amore e dialogo, condizionando le coscienze collettive. Purtroppo, forse, in modo non sufficiente.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Per il San Valentino 2023 sto lavorando, in collaborazione con due scuole ed alcuni artisti, ad una “scultura d'amore” da unire alla poltrona “Atargatis” rossa. Presenteremo l'opera nel Chiostro Medioevale dell'ex Complesso Monastico di San Pier Maggiore a Pistoia, sede del Liceo Petrocchi, dove studiano oltre 1000 giovani, che hanno le età dei primi amori. L'opera è il prosieguo del progetto multidisciplinare “Dopo i temporali”. Successivamente presenterò un'opera dedicata al tema del perdono. Quello che, forse, saremo in grado di invocare solo negli ultimi momenti di vita, prima che l'Anima “prenda il volo”. Anche in questo caso l'opera prevede un insieme di varie discipline artistiche, visto che sarà costituita da una poesia, un videoclip, alcune pitture/grafiche, ed un libro d'artista multistrato (sarà un modello unico che non prevede copie).
A tuo avviso, l’arte è rivoluzionaria?
L'arte è quasi sempre rivoluzionaria (Rinascimento docet). Ha indirizzato e condizionato i costumi e le consuetudini di varie epoche storiche. Ma nel nostro tempo, la definizione di arte è diventata vaga. Cambia continuamente, adeguandosi sempre più agli interessi dei grandi gestori di questo particolare mercato. Oramai sono le “multinazionali dell'arte” che indirizzano i valori di riferimento e condizionano tutto al loro uso.
Oggi viviamo in un incredibile caos, in cui ogni provocazione diventa arte ed ogni gesto diventa mito-artistico. Eclatanti provocazioni, talvolta anche di cattivo gusto, sono veicolate come esempi di contemporaneità da vendere a prezzi stratosferici e gestite per condizionare il mercato. Oggi si è quasi perso quel senso di vivere l'opera d'arte come una “suggestione”, capace di affascinarci tutte le volte che la guardiamo. Un'opera che ci conquisti, che si sposi con il nostro singolare modo di vedere il mondo, da conservare per il nostro gusto, nella nostra intimità. Il mio personale parere è che l'opera d'arte dovrebbe contribuire al nostro benessere quotidiano, aiutando il nostro umore ad essere migliore, senza suscitare sterili polemiche. Se ci pensiamo bene, tutte le volte che vaghiamo in una bella città rinascimentale, o davanti ai templi greco-romani, o nelle chiese medioevali, ci sentiamo come sospesi nell'aria, beati nel gustare tanta bellezza. Questo succede perché, contrariamente alle provocazioni di cui accennavo, quelle opere sono armoniche, suggestive ed anche poeticamente leggendarie.