Lo spettacolo che andrà in scena martedì 14 dicembre è organizzato dal Comune di Prato in collaborazione con l’associazione Perché Verdi Viva
Sono aperte le prevendite al Teatro Politeama Pratese per “Il canto di Dante”, la rappresentazione teatrale in 14 quadri tratta dalla “Divina Commedia”, che andrà in scena martedì 14 dicembre alle 21 al Teatro di via Giuseppe Garibaldi in occasione del settecentenario della morte di Dante Alighieri. La scheda con le modalità di prevendita è consultabile sulla pagina dedicata sul sito del Politeama.
Lo spettacolo è organizzato dal Comune di Prato in collaborazione con l’associazione Perché Verdi Viva e arriva in occasione dell’apertura della prima sezione della mostra permanente “Verdianamente”. L’esposizione, a cura di Chiara Martini, sarà allestita per il 120° anniversario della morte del compositore italiano alla Scuola comunale di Musica Verdi, grazie alla donazione di un corpus di oltre duecento documenti verdiani, giunto in proprietà pubblica per duplice e generoso gesto di Goffredo Gori.
La musica farà così da collante tra Dante Alighieri e Giuseppe Verdi, che entrò in contatto con la poesia del genio fiorentino traendone ispirazione, attraverso le tre cantiche dantesche messe in scena da un cast di oltre 80 tra artisti e tecnici e i documenti del compositore e senatore italiano, di proprietà del Comune di Prato, messi per la prima volta a disposizione della città.
«’Il Canto di Dante’ non è un concerto – spiegano dall’associazione Perché Verdi Viva -: è una rappresentazione teatrale in 14 quadri dalla “Divina Commedia”. Non potevamo non coniugare l’anniversario del 700° della morte Dante (1321) con il 120° della morte di Verdi (1901), figura come Dante d’italiano illustre, che dà il nome alla nostra associazione, nello spirito permanente di “Perché Verdi Viva”. Un progetto condiviso col Comune di Prato che sceglie questa occasione per inaugurare la prima sezione di “Verdianamente”, mostra permanente nei locali della Scuola comunale di Musica: oltre duecento documenti musicali frutto della donazione Gori, di cui è proprietario il Comune di Prato, da oggi a beneficio della collettività».
Il “canto” di Dante come inno augurale per l’offerta di un nuovo valore culturale della città. «E a chi, se non a Goffredo Gori, donante e autore di testi musicali potevamo affidare la stesura di una narrazione che ci rivelasse le valenze d’arte tra i due grandi simboli dell’Unità d’Italia? – proseguono -. Già dalla nota che elenca i 14 quadri in cui si articola lo spettacolo si può dedurre quante siano le citazioni dantesche che informano la nostra drammaturgia. Parlare di Dante oggi e cercare un appiglio con l’ attualità per adattarlo ad una occasione teatrale non è cosa difficile: la pandemia, la dis-integrazione sociale, la violenza, il nihilismo e la perdita di valori. Ma abbiamo scelto il tema universale che è “il cammin di nostra vita”, ovvero la spinta immanente dell’uomo a cercare per trovare. Guardare, cercare, meravigliarsi».
Ne “Il canto di Dante” si è creduto quindi di dover rappresentare l’eterna, irrefrenabile ansia dell’uomo per il sapere. «Il percorso di Dante che “crede” non è lo stesso di Verdi che “pensa” e dubita; il viaggio, il cammino, si può declinare con la scienza come con lo spirito oppure come una progressione in ambito della ricerca artistica verso una spiritualità (quella di Verdi), “tragica”, critica e sofferta, non rassicurante – spiegano dall’associazione. Dante è servito a mettere a fuoco il pessimismo di Verdi: una finestra su aspirazioni e disillusioni. La musica come collante, perché in questo pellegrinaggio, per la sua immaterialità e asemanticità la musica è il simbolo più affine alla “sostanza astratta” che l’uomo va cercando. (Dante pone la musica nel cielo di Marte! )».
Il Canto di Dante non allude però alle tre “cantiche” della “Commedia”, anche se la struttura drammaturgica è fondata su tre temi : perché “Il canto di Dante”; La parola di Dante; In cammino. Cercare per trovare. «Il “canto” allude proprio alla musica: quella che domina il Paradiso, quella che ha spinto tanti compositori ad attingere al serbatoio immenso di personaggi e situazioni dantesche. La narrazione riserva un posto speciale a Verdi non per opportunismo celebrativo, ma perché davvero Verdi ebbe un rapporto con la poesia di Dante (per il tramite di Arrigo Boito) che diffuse e fuse “la parola” di Dante con la sua musica, in un modo inimmaginabile. Che in questo “racconto” riveleremo. Non rinunciando così a quella che è la missione di “Perché Verdi Viva”: intrattenere e comunicare lasciando occasioni di conoscenza e riflessione al pubblico. Per esempio, citando Goethe e quel “Faust” che tanta affinità ha con il “cammino” di Dante, e che Verdi ventenne mise in musica in due cantate, dove la donna, Margherita (come Beatrice) è tramite di redenzione, di purificazione: “L’eterno femminile ci trae verso l’alto”. Si recita Dante come traccia cui si annoda il canto e la musica, amalgamata alle parole di un virtuale “Virgilio” che cerca di “guidare” il pubblico nel mistico pellegrinaggio. C’è Paolo e Francesca di Zandonai, c’è lo Schicchi di Puccini, c’è la straziante cantata del Conte Ugolino di Donizetti e c’è perfino un Inferno del pratese Giovanni Castagnoli del 1910».
Soprattutto c’è una indagine privilegiata su Dante e Verdi, due figure, due pilastri emblematici dell’ Italia Unita. «Ci si concede anche un ammiccamento alla nostra realtà pratese, ricordando la Rocca di Cerbaia e la valle onde il Bisenzio si dichina, per l’appunto collegato ad un personaggio verdiano – spiegano -. Ma si offre al pubblico, per il tramite di Dante, l’ascolto di un Verdi “sacro” e raramente eseguito: quello delle Laudi alla Vergine Maria, appunto su testo di Dante, quasi l’ultima composizione del grande vecchio (il cui spartito prima edizione fa tra l’altro parte della donazione in mostra): un madrigale spirituale non fideistico che vorrebbe indicare ai posteri nuovi orizzonti musicali, una “purificazione” che passa per la lingua di Dante e per la musica di Palestrina». Il legame con l’attualità è contenuto nella pagina musicale che chiude la rappresentazione: una composizione originale scritta per l’occasione dal Maestro pratese Franco Bettiol, dal titolo "1321-2021. Verso il Cielo di Marte”.
Perché “Il canto di Dante”? «Rappresentare qualcosa per l’anniversario del 700esimo anno della morte di Dante e intitolarlo il “Canto di Dante” può indurre ad associare il sostantivo al significato di “cantica”, ovvero al componimento poetico del sommo poeta – spiegano gli organizzatori dello spettacolo - . L’approccio, volutamente ambiguo è invece quello di riferirsi alla espressione vocale del cantare, ovvero alla musica che nelle tre cantiche dantesche è equiparata alla poesia, alle immagini musicali (cantando come donna innamorata – Purgatorio XXIX) , alle simmetrie circolari dei mondi di Dante; perché la musica – “circulata melodia….facean sonare il nome di Maria” (Paradiso XXIII) - è materia celeste e incorruttibile indotta dal continuo volgersi dei pianeti del Cielo del Paradiso “dietro a le note de li etterni giri” (Purgatorio XXX). La Musica delle Sfere nel mondo di Dante ha una funzione attiva, parte del disegno ordinato per interpretare l’armonia superiore e segreta di Dio: “Qualunque melodia più dolce suona… comparata al sonar di quella lira” (Paradiso XXIII)».