Bologna: l’Atelier Tullio Vietri entra a far parte dell’Associazione Nazionale Case della Memoria
Con l’ingresso dello studio dell’artista e della casa di Cosimo Della Ducata a Lecce sale a 78 il numero delle realtà museali che fanno parte della rete
Bologna, 28 agosto 2019 – Uno studio d’artista, specchio fedele dell’attività pittorica e della vita di un grande pittore contemporaneo. Una nuova realtà emiliana entra a far parte della rete nazionale di case di personaggi illustri: il Consiglio Direttivo dell’Associazione Nazionale Case della Memoria, dopo il parere positivo espresso dal Comitato Scientifico, ha approvato nei giorni scorsi l’ingresso dell’Atelier Tullio Vietri a Bologna. Una casa d’artista che fa coppia con un’altra appena entrata nella cerchia delle case della Memoria: quella del pittore e scultore Cosimo Della Ducata a Lecce. Sale così a 78 il numero di case museo che fanno parte dell’Associazione, distribuite in 12 regioni italiane.
«Lo studio curato dalla figlia dell’artista, Silvia Vietri, che ci ha invitato a visitarlo, testimonia molto bene della sua attività artistica e della sua vita – commenta Adriano Rigoli, presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. L’atelier custodisce un consistente nucleo di opere che abbraccia tutti i periodi dell'attività del pittore e riveste un ruolo fondamentale per la conoscenza dell’artista, complementare alle numerose opere che si trovano a Oderzo (TV), sua città d'origine».
«I colori, gli strumenti, i bozzetti: nell’atelier di Tullio Vietri si respira arte – aggiunge Marco Capaccioli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. Abbiamo raccolto con entusiasmo l’invito di Silvia a visitare l’atelier di suo padre: abbiamo scoperto uno spazio vivo che racconta tanto della quotidianità dell’artista. Una tappa densa di significato lungo quel percorso di scoperta del nostro patrimonio diffuso che come associazione cerchiamo di tracciare».
L’Atelier Tullio Vietri
L’Atelier di Tullio Vietri (Oderzo, 23.01.1927- Bologna 23.04.2016) si trova a Bologna in via Saragozza 135. È stato il suo rifugio, intimo e quasi impenetrabile: sulla porta nessun nome, sul campanello ufficio. Un luogo di lavoro, un laboratorio e un deposito dove negli anni si accumulano giornali, riviste, pennelli, colori a tempera, acrilici, vernici, colla, puntine, chiodi, martelli, materiali di recupero, pannelli di faesite, fogli di carta e gli oggetti più disparati insieme a documenti d’archivio, disegni e dipinti accatastati gli uni sugli altri.
Montagne di disegni, dai tempi dei primi studi di geometria euclidea e non euclidea, delle copie dal vero, della riproduzione dei maestri a una sorta di diario per immagini in un centinaio di volumi grandi e piccoli che raccoglie una serie interminabile di schizzi, bozzetti, appunti. E altrettanti dipinti, dai primi olii della giovinezza chiusi in cartoni con tanto di tavolozza e tubetti di colore ai tanti quadri incorniciati o montati, fino alle migliaia di dipinti su carta, faesite o materiali di recupero.
Non ci sono libri, la biblioteca (di oltre 10.000 volumi) è rimasta nell’abitazione a pochi passi dallo studio. Un’ancora di salvezza che negli ultimi anni consente a Vietri, dal 2009 fortemente limitato nella deambulazione, di continuare a leggere, studiare e soprattutto disegnare in tranquillità. Fino al ’94 anche lo studio di pittura era interno all’abitazione, ma l’arricchimento costante del fondo librario, la redazione della rivista Critica Radicale fondata nell’ ’88 e il continuo crescere della produzione artistica saturano gli spazi.
Dalla metà degli anni ‘70 infatti Vietri si era trovato a disporre appieno del suo tempo: si era allontanato dal mondo dell’arte e dalla scena pubblica. Può quindi dedicarsi alla pittura senza vincoli, libero di stare quotidianamente ore e ore davanti al cavalletto: occorrono nuovi spazi e il nuovo spazio è tutto e solo dedicato alla pittura. Tra il 1995 e il 2008 Vietri dipinge nel suo nuovo e ultimo studio, dove raccoglie la stragrande maggioranza delle sue opere e dove continua incessantemente a produrre finché gravi difficoltà di deambulazione gli impediranno di raggiungerlo.
Dal 2010 si susseguono progressive risistemazioni volte a salvaguardare opere e locali. Nel 2017 poi, in esecuzione delle volontà testamentarie di Vietri, il Comune di Oderzo preleva le opere pittoriche e grafiche che insieme ad archivi e libri andranno a costituire il progettato centro di documentazione.
L’ atelier però resta intatto con tutti i suoi arredi e gli strumenti di lavoro: i cavalletti con gli ultimi dipinti ancora fissati con le puntine da disegno, barattoli di colore e di colla, tanti pennelli ancora intrisi di colore, il tavolo da disegno… Una realtà nell’insieme ancora capace di parlare dell’artista, una realtà che la figlia Silvia e la moglie Anna Maria hanno deciso di mantenere e rivitalizzare.
È stata quindi collocata nello studio la maggior parte della collezione privata, sulle pareti sono stati esposti i quadri già montati, sugli scaffali sono stati collocati centinaia di fogli messi da parte negli anni per la famiglia e anche qualche cartella di grafica sempre conservata nell’abitazione dell’artista è andata a ricostruire l’ambiente insieme ad un piccolo gruppo di dipinti a olio della giovinezza sempre gelosamente custoditi tra le cose di casa.
Nell’ atelier è stata portata anche la grande scrivania che per anni era stata in biblioteca, insieme alla macchina da scrivere su cui Anna Maria batteva sotto dettatura i testi del marito. Infine i cataloghi degli artisti recensiti nella rivista, dei contemporanei di cui aveva visitato le mostre o semplicemente di quelli più vicini per amicizia o per conoscenza personale. Qualche mobile di casa completa l’ambiente che pur non essendo più quello di Vietri vivente, restituisce comunque un’immagine veritiera dell’uomo, dell’artista e dell’operatore culturale.