La documentazione su Dante presente nella biblioteca e nell'archivio della Casa Museo Sigfrido Bartolini di Pistoia
SIGFRIDO BARTOLINI - STRALCI DAL DIARIO su DANTE
25 marzo 1975
Pomeriggio dalla signora Boldini alla “ Falconiera”. Sentirla parlare, rievocare un’epoca con Boldini per protagonista è una cosa che incanta. La sollecito a parlare, non la interrompo che per spronarla e son più generazioni che riemergono evocate dai suoi lucidi e vivaci ricordi.
Ha ricordato gli ultimi giorni di Boldini: a tavola per un giorno di festa, forse per capodanno, Boldini si era vestito bene, ma stava seduto con fatica, mangiava poco e beveva champagne che la moglie gli annacquava per prudenza. Ad un certo momento, chissà da quale discorso portata, la moglie gli recita l’Ave Maria di Dante: <Vergine madre, figlia del tuo figlio... >e a Boldini si riempiono gli occhi di lacrime ed esclama: « Credevo che nascere pittore fosse la cosa più bella e desiderabile, ma se dovessi rinascere vorrei nascere poeta».
2 Dicembre 1989
Leggo con interesse la “Monarchia” di Dante e mi colpiscono certe conclusioni e giudizi sui metodi di governo; un libro attualissimo nella sostanza.
Pistoia 12 gennaio 1990
« E se domina unicamente il Monarca, il genere umano dipende da sé stesso e non da altri: solo allora infatti vengono corretti quei regimi politici devianti - quali sono le democrazie, le oligarchie e le tirannidi - che costringono alla schiavitù il genere umano, come appare chiaro a chi li esamini tutti».
Dante - Monarchia
(Sigfrido Bartolini- dal Diario Inedito “Disperata Felicità” 1956-2007)
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Pistoia, Chiesa dell'Immacolata
Dante nelle Vetrate di Sigfrido Bartolini
La Trinità descritta da Dante nella Divina Commedia nelle Vetrate realizzate da Sigfrido Bartolini
Sigfrido Bartolini rifacendosi proprio ai versi di Dante riferiti alla “Trinità“ (vv.115-120) nella vetrata che illustra il sacramento dell'“Ordine”dipinse il simbolo della Trinità descritto da Dante nel Paradiso:Su di un cielo striato: tre cerchi, di cui uno infuocato
"Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvemi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;
e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.
Oh quanto è corto il dire e come fioco
al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi,
è tanto, che non basta a dicer 'poco'.”
(Paradiso- CantoXXXIII°, vv.115-120)
Il Cerchio
La Trinità viene spesso simboleggiata per mezzo dei tre cerchi uguali e distinti La forma del cerchio è il più importante e più diffuso simbolo geometrico. Il cerchio non ha inizio né fine, né direzione, né orientamento, è simbolo anche del cielo e di tutto ciò che è spirituale.
Il simbolismo è il mezzo più adeguato per l'insegnamento delle verità d'ordine superiore, religiose e metafisiche, cioè per tutto quel che lo spirito moderno respinge o trascura.
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Sigfrido Bartolini - Dante e la Libertà
(Stralci da una conferenza di Sigfrido Bartolini)
...Libertà è una parola dalle infinite assonanze e può assumere il significato di un sogno irraggiungibile come quello di una realtà mortificante, di un paradiso perduto o di un inferno assicurato. Ogni uomo ha, o crede di avere, una propria idea della libertà e spesso quella che alcuni invocano come tale può apparire ad altri poco meno che una schiavitù.
Si parla di libertà individuali e di libertà sociali; si è voluta la libertà di stampa, per esempio, e si vuole la libertà dell'uomo dal bisogno. Tanti sono gli aspetti, i valori, le interpretazioni che vengono date della libertà al punto che la si può perfino mettere in dubbio come scrive il Gozzi:< Io credo che la libertà non si possa mai avere, e che la sia uno di quei bei nomi che empiono la bocca e gli orecchi, ma che infine la non sia altro che suono>.
Ma se questo ha scritto Gozzi, prima di lui Dante aveva stupendamente battuto sullo stesso tasto ricavandone un ben diverso suono:
<Libertà va cercando, ch'è si cara
come sa chi per lei vita rifiuta>
C'è quindi libertà e libertà o, forse non c'è mai libertà. Oppure ognuno deve trovare in se stesso la propria libertà che nessuno, quindi, potrà togliergli come nessuno potrà dargli quando in sé non sappia trovarla.
Nella strada che ho scelto sono un uomo libero e mi sento più libero nel cammino quanto più sono sicuri, arditi e ben fatti i parapetti ai lati della strada che mi impediranno di finire in una fossa o in un baratro, quanto più saranno chiare le pietre miliari ad indicarmi i confini. Più libero nella strada tracciata e protetta (purché liberamente scelta) dove muovere i passi verso una ben determinata meta, che non in mezzo ad un bosco, ad una steppa, dove le asperità del terreno e i rovi e l'acqua stagnante possono di continuo farmi deviare fino a disorientarmi. Poiché libertà è nell'ordine; nel caos perfino la prepotenza finisce per smarrirsi.
...Ecco la sola, la totale, la vera, libertà. Poiché io credo che la vera libertà che interessi, e non solo l'artista, ma l'uomo in generale, sia quella di potere organizzare liberamente la propria vita. Fare le proprie scelte, errare e pagare di persona per ricominciare; rinunciare alla ciotola per colma che sia pur di non subire il collare. Ecco il senso profondo della libertà “come sa chi per lei vita rifiuta....”
...Le chiacchiere sull'impegno o disimpegno dell'arte non vanno prese sul serio. Non esiste un'arte disimpegnata, ma per un artista che fa sul serio l'impegno è uno solo quello della qualità. Io parlo iL'arte richiede prima di tutto un atto d'amore e di dedizione che si sublima in saggezza. Non certamente l'amore lacrimoso che fa pietire ma quell'amore che ci fa uno con la cosa amata per ben comprenderla e, nel possesso, nobilitarla.
Per il proprio lavoro l'artista non potrà dare altra giustificazione da quella riassunta da Dante in nobilissimi versi:
<..I' mi son un, che quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'è ditta dentro vo significando>
(Sigfrido Bartolini)
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Volumi su Dante e la Commedia nella Biblioteca della Casa Museo Sigfrido Bartolini
Dante- VITA NUOVA- esemplare N°105 – Prefazione di Guido Manacorda
“Raccolta Nazionale dei Classici” diretta da Giovanni Papini.
Edizione Rinascimento del libro - Firenze MCMXXVIII
LA COMMEDIA - Illustrata con le xilografie dell'edizione bresciana del 1487
Tre volumi -“ La Torre d'avorio”- Fogola editore Torino 1977
(Per le sue 68 figure incise in legno, la Divina Commedia stampata Brescia nel 1487 da Bonino de' Bonini può ben dirsi, con gli Annali delle edizioni dantesche del Mambelli: <la prima edizione veramente illustrata del poema dantesco, essendo quella del 1481 adorna di poche incisioni>. Il De Batines la chiama < bella edizione e prima illustrata della Divina Commedia.
Quanto alle incisioni, che ne costituiscono il maggior pregio, si concorda oggi che siano state eseguite da diversi intagliatori su disegni di un solo artista.
LA DIVINA COMMEDIA a cura di Giuseppe Vandelli Firenze 1937– Edizione in un volume con rimario perfezionato dal prof. Luigi Polacco e con indice dei nomi propri e di cose notabili contenute nella Divina Commedia (Testo Critico della società Dantesca Italiana riveduto col commento Scartazziano rifatto da Giuseppe Vandelli) Decima edizione riveduta e migliorata - Illustrata con 133 immagini di Gustave Doré
Ed. Ulrico Hoepli 1938
Dante Alighieri – MONARCHIA- Introduzione di Giorgio Petrocchi- a cura di Maurizio Pizzica- Testo Latino a Fronte- Rizzoli 1988
ESPOSIZIONE DELLA DIVINA COMMEDIA - a cura di Ernesto Trucchi - Illustrata con acquaforti di G.M.Macchiavelli - Tre volumi – Ed. La Prora- Milano 1946
LA DIVINA COMMEDIA – Commentata dal prof. Manfredini – illustrata dai pittori Manfredini e Scarpelli. Ed. Nerbini, FI 1948 ( Ed.Scolastica di Sigfrido Bartolini)
LA DIVINA COMMEDIA - introduzione di Eugenio Camerini -Casa Editrice Sonzogno -Mi
IL POEMA SACRO - Riassunti e schemi di Andrea Gustarelli per lo studio della Divina Commedia ( Il Purgatorio)- Ed. Carlo Signorelli Milano 1964
Il Giudizio di Dante su Pistoia
Vanni Fucci
«L'aspra» Pistoia, agli occhi di chi era stato del partito dei Bianchi quale Dante, appariva come la tana da cui usciva l'idra della discordia e, come esemplare, viene preso Vanni Fucci, il ladro dei «belli arredi» della cappella di Sant'Jacopo in San Zenone a Pistoia, che, in un impeto di sincerità, confessa
Vita bestial mi piacque, e non umana,
Si come a mul ch'io fui: son Vanni Fucci
Bestia, e Pistoia mi fu degna tana.
Inf. XXIV - 124-126.
Per individui come Vanni Fucci, nel concetto di Dante, non vi era in Italia - città più adatta di Pistoia; l'ingiuria non poteva essere più violenta, ma lo sdegno di Dante continua ancora e prorompe nell' esclamazione specifica:
Ah, Pistoia, Pistoia, che non stanzi
D'incenerarti, sì che più non duri,
Poi che in mal far lo seme tuo avanzi.
Inf. XXV – 10-12
Le vicende di Pistoia sono in relazione con la condanna pronunciata contro Dante, con l'accusa di baratteria, estorsione, relazione con gente indegna, dopo l'ingresso di Carlo di Valois a Firenze.
Amarissimo, dunque, il ricordo di Pistoia nell'animo di Dante che, in quel periodo, aveva diretto la politica di Firenze. Odiosa ancora, secondo le vedute di Dante, la politica di Pistoia contro la legittima autorità imperiale.