Museo della Rocca di Dozza - (Bo)
Lorenzo Campeggi è stato un cardinale, vescovo cattolico e diplomatico italiano al servizio dello Stato della Chiesa.
Nato a Milano il 7 novembre 1474 da Giovanni Zaccaria Campeggi e Dorotea Tebaldi, Lorenzo era primo di cinque fratelli. Studiò a Pavia e a Padova, per poi ottenere il dottorato in utroque iure a Bologna. Nel 1500 sposò Francesca Guastavillani, con cui ebbe cinque figli, tre maschi e due femmine. Rimasto vedovo nel 1510, decise di abbracciare la carriera ecclesiastica, divenendo uno dei più validi campioni della Chiesa cattolica di quel periodo. Nel 1511 Papa
Giulio II lo nominò uditore della Sacra Rota e, in seguito, gli affidò una missione estremamente importante: la nunziatura presso l’Imperatore Massimiliano I. Tornato in patria l’anno seguente, fu nominato Vescovo di Feltre ed ottenne delicati incarichi diplomatici che condusse con la prudenza e l’abilità che lo contraddistinguevano. Nel 1513 si recò per la seconda volta in Germania, dove rimase per ben quattro anni ottenendo così tanta stima presso l’imperatore
che Massimiliano I lo raccomandò al Papa per la dignità cardinalizia, cosa che Leone X accolse di buon grado nel 1517. In seguito, Lorenzo fu mandato in Inghilterra presso Enrico VIII: anche qui il Campeggi riuscì a conquistare il rispetto e la simpatia del sovrano inglese, che gli donò il Palazzo degli ambasciatori inglesi a Roma, seimila scudi d’oro, dieci cavalli stupendi, vasellame prezioso e, inoltre, lo fece nominare dal Papa Vescovo di Salisbury. Non pago di ciò, nel 1523 Enrico VIII lo nominò anche Cardinale protettore dell’Inghilterra.
Tornato a Roma in quell’anno, Lorenzo fu dichiarato Vescovo di Bologna e, nel gennaio del 1524, in qualità di legato per Germania, Ungheria e Boemia, compì un lungo viaggio diplomatico in varie città per tentare di arginare l’eresia luterana e promuovere la pacificazione religiosa. Nel 1527, durante il Sacco di Roma, Clemente VII delegò alcuni insigni cardinali, tra cui Lorenzo Campeggi, di trattare con gli invasori. Inoltre, l’anno successivo Lorenzo fu inviato nuovamente presso Enrico VIII dal Papa, con l’arduo compito di dissuadere il sovrano inglese dallo sciogliere il proprio matrimonio con Caterina d’Aragona in favore di Anna Bolena, impresa che non andò a buon fine malgrado i suoi valorosi sforzi di mediazione. Tornato in Italia, Lorenzo accolse Carlo V a Bologna, dove assistette insieme a Clemente VII alla cerimonia per la sua incoronazione, avvenuta il 24 febbraio del 1530 nella Basilica di San Petronio. In seguito, lo stesso Imperatore lo volle al suo fianco come legato pontificio alla Dieta di Augusta, la legazione più importante di tutta la vita del Campeggi. A causa delle sue precarie condizioni di salute, l’ormai ultrasessantenne Cardinale non intraprese più incarichi diplomatici, ma aprì nel 1538 il concilio ecumenico convocato a Vicenza. Tornato poi a Roma, vi morì il 19 luglio 1539.
ROCCA DI DOZZA
Adagiata sul crinale di una collina che domina la valle del fiume Sellustra e digrada dolcemente verso la via Emilia tra Imola e Bologna, Dozza è un piccolo borgo antico dalla storia millenaria e dall'impianto urbanistico medievale ancora ben conservato. Il centro storico di Dozza, con la caratteristica forma a fuso, è composto da stradine strette e variopinte che salgono verso l'alto fino alla Rocca. L'integrità dell'originale tessuto edilizio è stata salvaguardata e la stretta simbiosi tra la maestosa Rocca al culmine del paese e l'insediamento residenziale sottostante comunica l'armonia tra la natura e l'intervento dell'uomo.
La Rocca di Dozza, anche nota come Rocca Sforzesca di Dozza, è un edificio complesso dalla storia secolare, che dall'epoca della sua edificazione, collocabile intorno alla metà del XIII secolo, ha subito numerosi interventi di ampliamento e adeguamento funzionale, riconducibili a tre fasi principali, ancora ben visibili all'interno del percorso di visita del museo. La Rocca è stata abitata fino al 1960, anno in cui fu ceduta al Comune di Dozza che l'aprì al pubblico come casa-museo.
Il museo della Rocca è gestito dalla Fondazione Dozza Città d'Arte e dal 2006 è riconosciuto come “Museo di Qualità” dalla Regione Emilia-Romagna, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali.
FORTEZZA MEDIEVALE E RINASCIMENTALE
La Rocca di Dozza fu costruita intorno al 1250 per volontà del Comune di Bologna e, in seguito, fu notevolmente modificata e ampliata per rispondere alle necessità e alle esigenze dei vari proprietari che si sono susseguiti. Nel corso del Medioevo, infatti, la posizione strategica al confine tra Bologna e la Romagna rese il castello di Dozza oggetto di forti contese tra Bologna e Imola, tra guelfi e ghibellini, tra le Signorie di Romagna e la Chiesa di Roma. Proprio a causa di queste vicissitudini, la Rocca fu interessata da numerose modifiche, distruzioni e ricostruzioni finché, alla fine del Quattrocento, non entrò a far parte dei domini dei Riario-Sforza. Prima il conte Girolamo, poi la contessa Caterina avviarono consistenti interventi di fortificazione, che trasformarono la Rocca in un vero e proprio fortilizio militare. L'attuale aspetto esterno della Rocca risale proprio al periodo sforzesco; servendosi di abili ed esperte maestranze, come ad esempio l'architetto militare Giorgio Marchesi, i Riario-Sforza fecero costruire i possenti torrioni arrotondati, il profondo fossato e l'ingresso laterale dotato di ponte levatoio. Queste fortificazioni consentiranno alla Rocca di resistere agli attacchi dei nemici negli anni a venire.
RESIDENZA RINASCIMENTALE
All'inizio del XVI secolo Dozza rientrò sotto il diretto controllo della Santa Sede e, in questa circostanza, comparvero sulla scena due importanti famiglie senatorie bolognesi, i Campeggi e i Malvezzi, che con alterne vicende deterranno la Rocca per oltre quattro secoli. Se l'attuale aspetto esterno della Rocca riporta alla mente il periodo medievale, lo stesso non si può dire per l'interno, dato che l'impianto del palazzo con cortili, atrio, androne, scale, nonché l'organizzazione del piano nobile, sono in gran parte riconducibili al periodo rinascimentale con la signoria dei Campeggi, poi Malvezzi-Campeggi. Infatti, intorno alla prima metà del Cinquecento il cardinale Lorenzo Campeggi, prestigioso diplomatico al servizio dei papi Giulio II, Leone X e Clemente VII, vantava cospicui crediti dalla camera apostolica che gli fruttarono, nel 1529, il feudo di Dozza. Così, tra il 1556 e il 1594 i conti Vincenzo, Annibale e Baldassarre Campeggi intrapresero massicci interventi di ristrutturazione allo scopo di trasformare la Rocca da fortezza a residenza nobiliare e sede di rappresentanza feudale.
RESIDENZA SETTECENTESCA
Con alterne vicende, nel corso del XVIII secolo si succedettero ulteriori trasformazioni e ampliamenti del palazzo-fortezza. Già durante il Seicento, il conte Tommaso Campeggi aveva ampliato la Sala Grande del primo piano, trasformando in modo significativo le volumetrie esterne e completando l'organizzazione del piano nobile. Gli inventari settecenteschi riferiscono di un palazzo già compiuto, contraddistinto da arredi e quadreria di grande pregio. Nel 1728, alla morte di Lorenzo Campeggi, ultimo maschio della casata, il feudo di Dozza passò per via ereditaria alla sorella Francesca Maria, moglie di Matteo Malvezzi, la quale trasferì i diritti feudali a quest'ultima famiglia. Il figlio di Francesca e Matteo, Emilio, fu il primo ad unificare il nome dei casati in Malvezzi-Campeggi, che abitarono nella Rocca di Dozza fino al 1960.