IVAN BRUSCHI

Bruschi Ivan
  • Indirizzo: Fondazione Ivan Bruschi Corso Italia, 14 52100 Arezzo Tel.0575 354126
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  • Facilitazioni per i soci: Biglietto ridotto e visita guidata

Casa Museo dell'Antiquariato Ivan Bruschi -  Arezzo

Istituire una Fondazione che diffondesse l'amore per l'arte e per la cultura antiquaria è stato l'ultimo desiderio di Ivan Bruschi, celebre antiquario aretino di fama internazionale, ideatore e animatore della Fiera Antiquaria di Arezzo la prima manifestazione del genere in Italia, ed ancora oggi la più grande.

Proprio in questo contesto va collocata l'azione volta alla valorizzazione e all'accrescimento delle collezioni di proprietà della Fondazione, nell'intento di restare fedeli all'idea originaria che ha condotto l'azione di Bruschi nell'arco della sua vita.

Due sono i poli di questo progetto:
  • La Casa Museo di Ivan Bruschi, "luogo delle meraviglie" dove la concezione culturale ed estetica di Bruschi ha conferito agli ambienti una forte suggestione, anche per il valore delle collezioni esposte oggi restaurate, catalogate e riallestite dopo un complesso lavoro di studio della Scuola Normale Superiore di Pisa. La Casa Museo è oggi aperta al pubblico grazie all’impegno di Banca Intesa Sanpaolo.
  • La Sezione Numismatica della Fondazione Ivan Bruschi esposta presso il Palazzo della Fonte. In quattro ambienti situati al secondo piano del Palazzo è stato predisposto, con la cura della Dott.ssa Franca Maria Vanni, un inedito percorso espositivo che comprende sia la presentazione delle monete metalliche e delle medaglie della collezione Bruschi, sia la sistemazione in ordine cronologico della sezione italiana della collezione di cartamoneta di proprietà di Banca Intesa Sanpaolo, che per estensione temporale e territoriale detiene nel suo complesso uno dei primissimi posti tra le collezioni di tutta Italia. Il nuovo spazio di esposizione, oltre ad essere godibile dai visitatori, rende disponibile su richiesta la consultazione e la visione da parte degli studiosi degli esemplari più rari e prestigiosi. Il nuovo allestimento presenta circa 4.000 monete, che coprono un vasto arco cronologico dalla premoneta italica fino al XX secolo, ed anche pesi monetari, gettoni, medaglie e sigilli. Oltre a questi, i biglietti dell’area italiana della raccolta di cartamoneta di Banca Intesa Sanpaolo esposti sono in tutto 1.450 esemplari, rispetto ai circa 9.000 di cui si compone l’intera collezione, tra i quali biglietti delle Regie Finanze di Torino, che furono la prima cartamoneta in circolazione nella nostra penisola, la cartamoneta di emergenza e i biglietti emessi dalle banche in attività prima della fondazione della Banca d’Italia.

LA CASA MUSEO DI IVAN BRUSCHI.

Posta nel cuore di Arezzo, di fronte alla Pieve di S. Maria, nel trecentesco Palazzo del Capitano del Popolo, la Casa Museo di Ivan Bruschi ospita l’eclettica collezione dell’antiquario aretino.

Formatasi a partire dai primi anni ’60 per progressivi acquisti di precedenti nuclei collezionistici e di oggetti disponibili sul mercato antiquario, la raccolta oggi conta circa diecimila pezzi.

All'interno del palazzo, uno degli edifici pubblici più importanti e rappresentativi della città durante il Basso Medioevo, come testimoniano i molti stemmi affissi alla facciata, si snoda un percorso espositivo che, pur evidenziando le predilezioni del collezionista, permette comunque di ricostruire i nuclei principali della raccolta.

Figlio d’arte Ivan Bruschi aveva conosciuto durante gli studi Roberto Longhi e arricchendosi di competenze sempre più specifiche decise di dedicare la propria vita alla tutela, valorizzazione e al collezionismo del patrimonio artistico, non solo toscano o italiano.

Tale fervore di iniziative gli derivava anche dall’essere cresciuto in una famiglia in cui la passione per l’antiquariato e gli oggetti d’arte fu davvero molto forte. Suo padre Pietro e suo fratello maggiore, erano mercanti di mobili antichi. Ultimo di sei figli, Ivan Bruschi era nato a Castiglion Fibocchi nel 1920, ma visse per alcuni anni con la famiglia a Firenze.

Nei primi anni ’60, particolarmente legato alla sua dimora giovanile, tornò a vivere ad Arezzo con la sorella Dina nell’antico Palazzo del Capitano del Popolo, posseduto dalla famiglia fin dagli inizi del ‘900 e che il tragico bombardamento alleato del dicembre 1943 aveva in buona parte distrutto, e pose mano al restauro del palazzo.

La scelta di rimanere ad Arezzo fece sì che nel 1967 Bruschi aprisse il suo negozio di antiquariato nei locali dell’attuale Galleria di Piazza San Francesco, che ogni mese, tutt’oggi accoglie numerosi stand di selezionati antiquari, in occasione della Fiera Antiquaria nata per volontà delle stesso Bruschi nel 1968.

Una serie considerevole di frammenti archeologici, scultorei ed epigrafici, danno il benvenuto a chi entra nella Casa Museo: forme e lettere decorano l’ingresso quasi ad evocare le parole ed i cordiali colloqui qui intrattenuti dal distinto padrone di casa ed i suoi illustri ospiti.

La visita si sviluppa in una successione di sedici sale, distribuite su tre piani, sobrie ed eleganti, curate in ogni dettaglio, dove l’efficace allestimento museografico valorizza coerentemente l’attenzione che il colto collezionista aveva posto sino al 1996 nell’esposizione equilibrata e armoniosa delle proprie collezioni fra le pareti del trecentesco “Palazzetto”.

Le collezioni riguardano un percorso storico che inizia da ventiduemila anni avanti Cristo, con la preziosa Venere d’Arezzo, scultura preistorica, ma anche da testimonianze archeologiche egizie, etrusche, inca, precolombiane e antico romane.

Le pareti sono arricchite da incisioni, disegni e opere pittoriche delle cerchie di Papacello, Tintoretto, Guido Reni ed ancora Sassoferrato e Luca Giordano, oltre a pregiati pezzi di mobilio risalenti al XV secolo sino al XIX.

Tra le policrome sculture rinascimentali troneggiano anche armature ed armi di fine cesello, tessuti preziosi, pizzi, oggetti liturgici, ex voto e reliquiari, paramenti sacri e vesti settecentesche, senza dimenticare gioielli, cammei, monete, medaglie e sigilli, bronzetti, avori, porcellane, oggetti vitrei, argenti vari, ceramiche, francobolli ed ancora orologi da scrittoio, strumenti scientifici, fossili, importanti documenti, incunaboli, cinquecentine ubicati nello Studiolo.

Una significativa selezione di libri di critica e saggistica d’arte sono conservati nella biblioteca del secondo piano, dal quale si può accedere ad un’ampia terrazza su più livelli che corona l’edificio e permette di vivere un “faccia a faccia” con il magnifico volto della romanica Pieve di Santa Maria, caratterizzata da quattro registri orizzontali di colonne lapidee, decorate da molteplici motivi sia nei fusti che nei capitelli, spesso di origine archeologica e reimpiegati.

Per continuare a far crescere questa cultura, oltre i propri confini biografici, Bruschi decise anticipatamente di rendere di pubblica fruizione la propria dimora e le collezioni ivi conservate, tramite la nascita di una fondazione.

Nel suo testamento pubblico istituì la Fondazione Ivan Bruschi, nominandola erede delle proprie fortune, affinché proseguisse, in forme diverse, la sua opera. Con lo stesso atto sigillò definitivamente il patto di collaborazione e fiducia durato tutta la vita con la “Sua Banca”, consegnando la “Sua Fondazione” all’amministrazione perpetua di Banca Intesa Sanpaolo.

Nel dicembre 1996 Ivan Bruschi chiuse gli occhi sulle vicende del mondo nel piano alto del Palazzo del Capitano del Popolo, restaurato insieme ai tesori custoditi al suo interno ed aperto al pubblico, grazie all’impegno economico di Banca Intesa Sanpaolo.

Opere d’arte, oggetti d’antiquariato, stati d’animo ancora oggi rendono viva la presenza di Bruschi in quelle antiche stanze che egli tanto amò e dove ogni mese giunge dalle strade vicine il vociare operoso e vivace della sua Fiera Antiquaria.

IL PALAZZO DEL CAPITANO DEL POPOLO O DELLA ZECCA.

Ubicato davanti alla famosa Pieve romanica di S. Maria, nella parte alta della città storica dove sono conservate le memorie più insigni e le sedi secolari delle autorità cittadine, il Palazzo del Capitano deve probabilmente il suo nome dall'essere stato la sede della Parte Guelfa di Arezzo e forse del Capitano di Giustizia. Già casa dei Lodomei, l'edificio fu poi proprietà dei Camaiani, la famiglia guelfa che ne venne in possesso nel '300. Viene indicato anche come Palazzo della Zecca poiché, come risulta dai documenti, all'inizio del XIV secolo divenne per un periodo la residenza degli Ufficiali di Gabella e nel XV sec. degli Ufficiali pubblici fiorentini.

L'origine del Palazzo risale al secolo XIII quando venne costruito su un edificio ancora più antico. La storia del Palazzo del Capitano del Popolo è in parte raccontata dagli stemmi posti sulla facciata dell'edificio. Quelli ancora leggibili raffigurano gli emblemi del Comune di Arezzo (croce d'oro in campo rosso), della famiglia Camaiani (fondo turchino con una banda d'oro di traverso ed in cima un rastrello rosso con tre gigli d'oro tra i denti) e del Comune di Firenze (il giglio). Se ne deduce che nel '400 l'edificio era già di proprietà del Governo della città e forse solo dopo il 1384, anno della fine dell’indipendenza aretina, vi fu posta la Zecca.

Osservando il Palazzo si può notare ben evidente l’ampia ferita causata dal bombardamento che il 2 dicembre del 1943 colpì gravemente il centro storico di Arezzo: la parte originaria del palazzo è chiaramente riconoscibile da quella riedificata alla fine degli anni ’60 da Ivan Bruschi, nel contesto di un intervento che ha riguardato anche la ricostruzione degli ambienti più interni dell’antico edificio.
La bella e severa facciata del Palazzo è a conci regolari di pietra serena, posti in risalto dalla visione prospettica e dal gioco di luci che le conferisce la singolare posizione sul forte piano inclinato di Via dei Pileati. Le scansioni nette e pulite della struttura determinano la fisionomia architettonica del Palazzo: i quattro portali, di cui uno assai largo, ad arco ribassato al piano terra, la lineare cornice con semplice decorazione, le cinque finestre del piano nobile, che ripetono l’andamento delle aperture terrene, per giungere infine alla piccole finestre ubicate sotto l’ampia gronda, il cui spazio è valorizzato dalla sottolineatura dell’ultimo marcapiano.

L’entrata al Palazzo conferma l’impressione di severità tipicamente toscana, che nella penombra dell’ampio ingresso diviene armoniosa ed austera nobiltà. Le alte pareti, valorizzate da un prezioso lapidario e coperte da volte a crociera su peducci in pietra serena e il gioco volumetrico del corridoio che segue al primo atrio di accesso, conducono al chiostro interno in stile quattrocentesco, ravvivato al centro da un antico pozzo e da una loggia con colonne in pietra serena dai pregevoli capitelli a foglie di acanto. Seguendo il percorso prospettico del piano terra, definito in lontananza dallo sorgente luminosa del secondo cortile, si accede ad ampie sale coperte a volte. Eleganti e sempre connotati da austerità i saloni del primo piano in cui si possono ammirare i soffitti lignei ben conservati e dalle cui finestre si ha un’insolita e straordinaria visione della facciata romanica della Pieve. La presenza nei diversi ambienti di portali, mensole e camini in pietra serena ricorda la struttura quattrocentesca dell'immobile, in cui Ivan Bruschi dimorò fino alla sua scomparsa.

 
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