Villa Saffi - Forlì
Villa Saffi, di proprietà del comune di Forlì dal 1988, era originariamente un convento dei Gesuiti (all’esterno della facciata sono ancora visibili tracce della loro cappella) acquistato dal conte Tommaso Saffi, nonno di Aurelio, e utilizzato in prevalenza come residenza estiva.
A lungo e stabilmente vi risiedette Aurelio Saffi, erede politico di Giuseppe Mazzini, che qui si spense il 10 aprile 1890. Il suo ricordo e quello delle vicende storiche di cui fu protagonista ricorrono negli arredi e nei materiali cartacei e decorativi qui conservati, senza dimenticare che, ancor prima, la villa fu sede di riunioni carbonare e indicata in linguaggio cifrato come Vendita dell’amaranto.
Il fascino della villa, oltre che alle memorie storiche, è legato alla conservazione di arredi originari di notevole pregio ed eleganza e alla ricca biblioteca, che comprende anche un’importante raccolta di quotidiani rari. All’interno dell’immobile, inoltre, è presente la testimonianza lasciata dall’artista Amerigo Bartoli Natinguerra (Terni, 1890-Roma, 1971), che dipinse a trompe-l’oeil la cosiddetta stanza del ping-pong. Attigui all’abitazione padronale sono l’abitazione del custode, un’ampia casa colonica e una costruzione probabilmente utilizzata, in origine, come scuderia.
La villa è circondata da un parco dominato, nella parte anteriore, da un maestoso cedro del Libano probabilmente risalente ai tempi del triumviro, a cui si sono aggiunti magnolie, platani, cipressi, sapientemente mescolati a noccioli, viburni e lauri. Nella parte retrostante la villa, della piccola macchia di querce esistente in passato, sopravvivono alcuni esemplari, che creano un boschetto al cui interno venne costruita la grotta che fungeva da neviera.
Il fascino della villa, oltre che alle memorie storiche, è legato alla conservazione di arredi originari di notevole pregio ed eleganza e alla ricca biblioteca, che comprende anche un’importante raccolta di quotidiani rari. All’interno dell’immobile, inoltre, è presente la testimonianza lasciata dall’artista Amerigo Bartoli Natinguerra (Terni, 1890-Roma, 1971), che dipinse a trompe-l’oeil la cosiddetta stanza del ping-pong. Attigui all’abitazione padronale sono l’abitazione del custode, un’ampia casa colonica e una costruzione probabilmente utilizzata, in origine, come scuderia.
La villa è circondata da un parco dominato, nella parte anteriore, da un maestoso cedro del Libano probabilmente risalente ai tempi del triumviro, a cui si sono aggiunti magnolie, platani, cipressi, sapientemente mescolati a noccioli, viburni e lauri. Nella parte retrostante la villa, della piccola macchia di querce esistente in passato, sopravvivono alcuni esemplari, che creano un boschetto al cui interno venne costruita la grotta che fungeva da neviera.