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Italianismi a morsi: il panettone uno dei dolci più caratteristici della cucina italiana

Beige Minimalist Modern Food Newspaper 4Italianismi nel mondo è un progetto di Casa Artusi in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.  Il panettone è uno dei dolci più caratteristici e caratterizzanti della cucina italiana, nonché uno dei più famosi ed esportati nel mondo.

L'origine della parola va individuata nel milanese panattón, accrescitivo di pan 'pane' o di panett 'piccolo pane contenente una grossa dote di lievito'. Un "pane grande" degno di una festa grande: il Natale. Il legame con questa ricorrenza è evidente fin dalla prima definizione del dialettismo, che si rintraccia in un glossario primo-secentesco, il Varon milanese de la lingua de Milan, all'interno dell'espressione panaton de danedà 'pan grosso, qual si suole fare il giorno di Natale'.

Lo stesso accade, a due secoli di distanza, nel Vocabolario milanese-italiano di Cherubini, dove sotto la voce panattón leggiamo: 'specie di pane addobbato con burro, zucchero e uva passerina o di Corinto (ughett), che suol farsi in varie forme nella nostra città in occasione delle feste del Natale, per lo che vien anche detto fra noi El panatton de Natal'.

"Il suono di queste parole richiama ai termini italiani ma il prodotto è tutt'altro" All'uvetta (ughett) si aggiungono altri due elementi distintivi, quando il termine dialettale è stato già traghettato nell'italiano comune: i variopinti canditi (il cedro candito compare per la prima volta nel Nuovo vocabolario italiano d'arti e mestieri del Carena) e il caratteristico stampo che ne favorisce la lievitazione in verticale conferendogli la tipica forma a cappello da pasticciere (così il GDLI: 'con la cottura in forno assume una forma caratteristica, rigonfia nella parte superiore').

Da rotondo e schiacciato quasi come una focaccia, il dolce passa infatti ad assumere l'odierna forma a cupola, su cui giocherà il discorso pubblicitario degli anni Venti e Trenta del Novecento istituendo il binomio "panettone-Duomo" (Sergio 2015: 202-203).

Ma a documentare l'esistenza di una produzione industriale della golosità natalizia è già Artusi, che nell'edizione del 1911 della sua Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene, in calce alla ricetta 604 intitolata Panettone Marietta – in onore della sua collaboratrice domestica Marietta Sabatini – scrive: «È un dolce che merita di essere raccomandato perché migliore assai del panettone di Milano che si trova in commercio».

Con riferimento a questa data simbolica, possiamo dunque affermare che la diffusione del panettone su larga scala ha compiuto centododici anni, se nello stesso 1911 anche Alberto Cougnet, nella sua poderosa Arte cucinaria in Italia, osserva: «Andate in qualsiasi città del mondo – vecchio e nuovo – e troverete che il panettone troneggia fra i grossi pezzi della pastellaria dulciaria». Ed è proprio nel Nuovo Mondo che il dolce di Milano ha oggi raggiunto una popolarità tale da stimolare alcuni tentativi di appropriazione, anche linguistica. È il caso del brasiliano pascoattone: uno pseudoitalianismo ("suona" italiano ma non lo è), frutto dell'incrocio tra Pasqua e panettone, che inaridisce la ricca storia di una parola, storicamente vissuta e tramandata, dialettale prima e italiana poi.

Francesca Cupelloni, Sapienza Università di Roma

 

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